Se prima del 2015 il gtot (Fattore Solare di vetro e schermatura) era un valore necessario solo per il calcolo delle agevolazioni fiscali, con l’avvento del calcolo dell’area solare equivalente il gtot è diventato una delle principali leve su cui agire per riuscire a garantire la fattibilità di una facciata vetrata. Il gtot infatti, insieme al tessuto normativo che lo regola, genera in Italia un forte impatto sulla soluzione tecnica di facciata, essendo forse uno dei primi paletti da valutare nella progettazione, e rendendo necessario un nuovo loop tra i diversi professionisti coinvolti in fase iniziale di progetto.
Per dare un ordine di grandezza al problema, se negli anni scorsi eravamo abituati a dover rispettare vincoli di Fattore Solare (g) pari a 30-35%, facilmente raggiungibile con un vetro selettivo, al giorno d’oggi per facciate molto vetrate questo limite può scendere facilmente sotto il 15% o addirittura sotto il 10%, rendendo necessarie soluzioni più o meno avanzate che partono dal vetro elettro-cromico, alle schermature solari di ogni genere: da esterno, integrate, in doppia pelle ventilata o chiusa, e da interno (anche queste ultime aiutano). L’impatto sulla tipologia e sulla tecnologiada usare in facciata è importante, e tale scelta deve essere fatta in fase iniziale di progetto.
La norma, così restrittiva, affronta certamente il problema del risparmio energetico. Ma imponendo limiti così bassi di gtot finisce per rendere obbligatorio un comportamento che era già messo in atto da progettisti e investitori più lungimiranti, ovvero focalizzarsi sul miglioramento delle condizioni di comfort.
La simulazione della distribuzione del Fattore Solare trova molte analogie con la simulazione del daylighting ed è quindi di eguale complessità, motivo per cui raramente viene fatta. Ma per osservare in maniera tangibile questo effetto è sufficiente effettuare una termografia a sole battente, non quindi per individuare i ponti termici, ma osservando la distribuzione del Fattore Solare dentro un ambiente.

Gli effetti termici e di comfort di una facciata in grado di abbattere sensibilmente il gtot sono due: l’impatto sulla concentrazione di calore e la distribuzione del fattore solare nella stanza.
Il primo effetto è più tangibile e immediatamente osservabile nella termografia (vedi Immagine comparativa): la sensibile riduzione dell’effetto di “concentrazione di calore” in prossimità della facciata è facilmente percepibile e porta a differenze di temperatura di 5°C o più. Tale effetto si ripercuote nell’area effettivamente sfruttabile dentro un ambiente andando a rendere più vivibili e agibili i tre metri più vicini alla facciata. Esiste quindi un’immediata conseguenza nei metri quadri utilizzabili all’interno dell’edificio.
L’altro lato della medaglia di tale effetto è la distribuzione del fattore solare, tipico però degli elementi a lamelle come frangisole o veneziane. Il dilemma tipico delle schermature è infatti quello di ridurre il Fattore Solare mantenendo un contributo di daylighting e non costringendo l’utente ad accendere la luce artificiale proprio quando il sole si staglia sulla facciata. In base alla tipologia di facciata scelta, trovare un compromesso tra questi due aspetti può essere però più o meno fattibile. Nell’esempio della termografia illustrata, si può ad esempio osservare una chiara analogia tra la distribuzione della Fattore Solare e quella del Daylighting, portandoci anche ad una conclusione importante: in un dato ambiente i punti dove si concentra la luce naturale sono gli stessi dove si concentra anche il calore solare. Da cui si evince che una corretta distribuzione della luce naturale genera anche una corretta distribuzione del calore solare dentro l’ambiente, ma anche che una sproporzionata quantità di luce naturale può facilmente portare a surriscaldamento.
Ma qual è il beneficio quindi di avere il Fattore Solare distribuitoanziché concentrato?
Distribuire il fattore solare in ambienti openspace significa avere la capacità di controllare e monitorare la temperatura dell’ambiente in maniera molto più efficace e precisa. Significa che la temperatura rilevata dall’impianto è molto più rappresentativa di ogni singolo metro quadro dell’ambiente stesso e che l’apporto dell’impianto sarà ugualmente proporzionato o forse anche sufficientemente leggero da consentire l’utilizzo di ventilazione naturale.

Avere un fattore solare non distribuito ma invece concentrato sulla facciata porta ad avere una sovrastima o una sottostima del calore solare dentro l’ambiente, provocando un eccesso o un difetto di reazione da parte dell’impianto. In ogni caso si genera conseguente discomfort termico negli ambienti.
Ultimo aspetto da ricordare, e che giustifica il tessuto normativo attuale che tanto ci vincola nella progettazione, è che quando si passa dalla pura analisi di risparmio energetico alla valutazione del comfort si scopre che le potenze istantanee che il sole coinvolge, sebbene in ottica annuale vengano cancellate da ore di non criticità, nell’immediato generano forte discomfort. Motivo ulteriore della necessità di un approfondimento tecnico in tal senso da parte dei progettisti coinvolti.
Per approfondire le sfide, i temi e le prospettive dell’ingegneria delle facciate ti invitiamo a scoprire i prossimi webinar in programma! Clicca QUI per iscriverti